“La prima forma d’arte fu solo di una linea, la quale circondava l’ombra dell’uomo fatta dal sole ne’ muri”. Questa è una frase di Leonardo da Vinci, una delle figure che da sempre sono state fra le mie fonti di ispirazione: vi prometto che pian piano vi parlerò anche delle altre, ma la storia di oggi parte proprio da lui e da questa sua frase. Una mattina, spinta come sempre dalla curiosità, decisi di mettere alla prova questa intuizione del genio rinascimentale: presi uno scampolo di seta blu che mi era avanzato da un lavoro appena finito e, con grande sorpresa delle mie assistenti, lo piegai e lo appesi a una finestra: ero curiosa di vedere come l’esposizione al sole avrebbe trasformato quel pezzo di stoffa.
Restò appeso lì per qualche anno e io, presa come sempre dai miei mille progetti, me ne ero quasi dimenticata. Un giorno venne a trovarmi un signore, accompagnato dalla madre, quasi intimidito dalla richiesta che stava per farmi. Si trattava, infatti, di un regalo che voleva fare alla sua famiglia per onorare la memoria del padre, che durante tutta la sua vita aveva militato a bordo delle più grandi navi della Marina Militare Italiana. Nelle mani tenevano otto semplici nastri, tutto quello che restava di quella lunga carriera: li avevano custoditi come fossero oracoli, desideravano valorizzarli ma non immaginavano come. Mi feci raccontare il più possibile, ascoltai con attenzione anche i loro respiri e mi innamorai di questo progetto così singolare, nato da materiali semplici ma preziosi perché carichi d’amore. Ormai lo sapete che, al solo nominare la marina, il cuore mi batte più forte nel petto, ma quella mattina il suo battito divenne più forte del solito. Dissi subito che avrei accettato il lavoro, ma che avrei avuto bisogno di un po’ di tempo. Dissi subito che avrei accettato il lavoro, ma che avrei avuto bisogno di un po’ di tempo. Avevo già deciso che i protagonisti assoluti di quel lavoro avrebbero dovuto essere i nastri: tenendoli fra le mani mi arrivavano la storia, la vita, le emozioni e la passione vissute nel tempo.
E così i giorni passavano e il mio desiderio di dare vita a un’opera significativa cresceva. Poi finalmente arrivò l’ispirazione! Decisi di intrecciare i nastri, come stralci di vita collegati fra di loro, formando una rete di esperienze e connessioni. Fu un momento magico, perché finalmente sentivo che i soggetti dialogavano tra loro, intrecciandosi in un abbraccio simbolico. Soddisfatta passai al fondo di supporto che mi sembrava la parte più semplice. Provai con delle carte nautiche antiche, creavano un gradevole movimento, ma non mi arrivava l’autenticità che desideravo trasmettere. Disegnai rotte immaginarie con rose dei venti, ma i due soggetti sembravano non comunicare tra loro. Tentai con dei fregi dell’antica Marina: belli, ma mettevano in secondo piano i nastri.
Rimasi arenata per giorni, poi la risposta arrivò chiara e forte: solo il mare poteva essere il fondo appropriato. Disegnare il mare è una delle sfide più difficili per chi lo conosce bene, l’ha vissuto e respirato. Trasmettere la sua essenza, esprimere l’immensità, la profondità e i movimenti ondulatori che racchiudono in sé misteri e avventure… è impossibile! Così, come faccio sempre quando cerco ispirazione, iniziai a guardare fuori dalla finestra, quasi aspettando che l’idea mi sarebbe venuta incontro proprio da lì. E lo fece: di fronte ai miei occhi c’era lo scampolo di seta che avevo dimenticato
Lo presi fra le mani, lo staccai con delicatezza dallo spazio che aveva occupato per tutti quegli anni e lentamente lo spiegai sul tavolo da lavoro. Davanti a me si dispiegava la bellezza di un tessuto che il sole aveva trasformato in un quadro, dove righe orizzontali dalle diverse sfumature di blu e di azzurro cenere si alternavano fra loro in un’armonia perfetta, in grado di suggerire la sensazione di pacificata nostalgia di un mare calmo durante una giornata d’inverno.
Era esattamente quello che cercavo, qualcosa che non fosse soltanto celebrativa, ma che racchiudesse con dolcezza il sentimento che quell’uomo provava per suo padre: terminai il lavoro con commozione, e fui felice di ritrovare quello stesso sentimento negli occhi di chi me lo aveva commissionato. Non vi ripeto le parole con cui mi ringraziò, sono troppo personali e troppo sentite per renderle pubbliche. Con questo ricordo volevo solo ringraziare, insieme a lui, il sole che mi ha aiutato a trovare i giusti colori per dipingere i suoi sentimenti. E, ovviamente, Leonardo da Vinci.