first fair

L’AVVENTURA DELLA MIA PRIMA FIERA

Il mio lavoro procedeva a gonfie vele ed ero soddisfatta di tutte le mie creazioni. La cosa che più mi rendeva fiera era che tramite i miei lavori riuscivo ad arrivare alle persone: non solo realizzavo oggetti e li vendevo, ma con essi trasmettevo anche tutta la mia passione per il mare e tutte le emozioni ad esso collegate.

Riuscii persino ad affascinare il già citato proprietario del negozio Spinnaker, che non si fermò all’acquisto del mio famoso primo quadro, ma elaborò una serie di richieste che sembravano non finire mai: i suoi clienti riconoscevano e apprezzavano nei miei quadri uno stile del tutto unico e personale, innovativo ed esclusivo; per questo gli oggetti firmati Giovanna Locatelli risultavano essere il loro più grande desiderio.

Fu così che giocando e sperimentando, alla mia maniera, creai splendidi vassoi, lampade da abbinare a ciascun arredamento e qualsiasi oggetto che i clienti desiderassero, rendendolo unico proprio come ognuno di loro.

Componevo oggetti in qualsiasi materiale, come il plexiglass e il legno, e ciò mi permetteva di dare il massimo sfogo alla mia fantasia creativa. Bordoni, il mio fornitore, che materializzava tutti i miei disegni, era sempre pronto ad assecondarmi, senza mai capire chi fossi, pensando: “O è una pazza, oppure potrebbe essere davvero molto brava!”. Un giorno la sua curiosità lo portò a farmi visita e con stupore scoprì che non avevo una ditta, ma ideavo, creavo e producevo completamente da sola nella mia casa laboratorio, trascorrendo le mie giornate a giocare con le idee e sperimentare con la materia, realizzando ciò che lui amava definire “Quelle cose strane mai viste prima”.

La sua ditta, leader nel settore, esponeva al Macef di Milano, “Sembra una malattia infettiva!” pensai scherzosamente, invece scoprii essere una delle prime fiere internazionali per il piccolo arredamento e l’oggettistica Made in Italy.

Affascinato e incuriosito dalle mie opere, Bordoni mi chiese di creare una linea in plexiglass, consigliandomi tessuti floreali con girasoli e glicini perché di tendenza e facilmente vendibili. Prima di congedarsi, mi guardò, mi fissò negli occhi e mi disse: ”Sentiti libera di fare quello che più ti piace, vai in fabbrica, scegli ciò che senti tuo ed io lo realizzerò; utilizzerò la tua collezione come richiamo estivo, senza pretendere di commercializzarla.”

In una scelta infinita di materiali e di colori, decisi finalmente di far produrre delle lastre azzurro polvere con effetto madreperla, il cui procedimento si rivelò sofisticato, complesso e molto costoso. Fu così che, come per incanto, si materializzò lei: AZZURRA, la mia prima collezione.

Aver scelto il colore azzurro proprio quando AZZURRA fu protagonista di diverse sfide per la conquista della Coppa America arrivando persino in finale, si rivelò una delle scelte più vincenti che abbia mai fatto nella mia carriera. Ancora una volta, il mio istinto abbracciato alla fortuna ha permesso questa vittoria. Grazie AZZURRA!

Soddisfatta del risultato, ero convinta che il mio impegno fosse terminato, invece fui caldamente obbligata a presentarmi in fiera: AZZURRA era troppo particolare, unica e personale, perciò la mia presenza era indispensabile! A malincuore entrai in questo mondo a me sconosciuto, buttai l’occhio al listino prezzi di AZZURRA e mi rasserenai (era inimmaginabile vendere oggetti a prezzi così alti!).

Lessi l’ordine di un cliente che aveva visitato lo stand e che voleva assolutamente avermi a Parigi per allestire le sue vetrine con i pezzi della mia collezione. L’ordine era stampato su un foglio con il marchio di Christian Dior, e mi trovai sinceramente stupita che una griffe di moda così famosa producesse anche modulistica commerciale. Anche Bordoni stava guardando lo stesso modulo, ma con occhi completamente diversi: la commissione veniva proprio da Christian Dior, che fra tutte le proposte che aveva visto in fiera si era interessato solo alla mia collezione.

Dopo aver realizzato che Christian Dior non era il marchio della carta per le copie, ma Dior in persona, ebbi l’onore di accogliere nel mio stand una serie di marchi famosi in tutto il mondo, come Lady Godiva, il più grande cioccolataio del Belgio che ha come punto di forza la produzione e la vendita di vere e proprie confezioni di lusso molto eleganti e sofisticate, Les drugstore publics da Parigi, Abercrombie & fitch dagli Stati Uniti, Harrods da Londra e molti altri ancora.

Furono quattro giorni di intenso lavoro. Bordoni avrebbe dovuto occuparsi di tutto, ma l’entità degli ordini raccolti non lo permetteva, perciò decidemmo di collaborare. Brindammo al successo e complimentandosi con me mi disse: “Ricordati che tu non sei brava, sei geniale. Ora aprirai la tua ditta e io sarò al tuo fianco come tuo fedele fornitore.”

Alle parole “aprire una ditta” mi scese un brivido lungo la schiena. Ma questa è un’altra storia, e prometto che ve la racconterò.

P.S: il numero dell’ordine firmato da Dior era il 17, il mio numero fortunato. E questa è un’altra storia ancora…