IL MIO PRIMO SALONE INTERNAZIONALE DI GENOVA ottobre 1984
Dopo l’inaspettato successo riscontrato al Macef (fiera internazionale di Milano dedicato all’oggettistica per la casa e l’arredamento), Paolo lo skipper, socio della ditta, ambiva a esporre al salone nautico di Genova, allora uno fra i primi al mondo. Gli esperti ritenevano impossibile partecipare per la lunga lista d’attesa, seguii il mio istinto, non presentai una domanda formale agli uffici competenti, e scrissi una lettera a mano indirizzata alla direttrice Astrid Muckerman.
“Gentilissima direttrice, mi meraviglio che in una fiera così prestigiosa, la mia azienda non sia presente… Con stima GL”. Secondo Paolo era l’atteggiamento giusto per non farsi mai più convocare, ma trascorsero solo pochi giorni prima che arrivasse una telefonata: “Buongiorno, sono Astrid Muckerman…. mi scuso, ma non conosco la vostra ditta, mi spedisca dei cataloghi”. Non disponendo di nessuna documentazione, fissai un incontro, raccolsi un quadro, un oblò, qualcos’altro a caso e via alla volta di Genova. “La Muckerman”, così veniva chiamata, mi era stata dipinta come una persona autorevole, determinata, di poche parole che manteneva le distanze…
All’appuntamento mi trovai di fronte una bella signora con un’ affascinante erre moscia che mi guardava incuriosita, silenziosa, osservava con attenzione gli oggetti e con un’espressione compiaciuta esordì: ha ragione Locatelli questi oggetti sono degni di essere esposti al Nautico di Genova. Entrammo istantaneamente in empatia, era gentile e disponibile, mi fece visitare il salone Nautico dimostrandomi che tutti gli spazi erano esauriti. Ci salutammo e Il suo rincrescimento era palpabile, ma proprio in quell’attimo, uno spazio anomalo mi balzò all’occhio, era stretto un metro e lungo circa 10, una rientranza inutilizzabile, decisi di sfidare la sorte chiedendo: “Direttrice, potrei trasformare questo budello in uno stand? Si fidi, non rimarrà delusa”. Restammo sospese ognuna nei propri pensieri per un attimo e poi la sua risposta: “Ok Locatelli, mi voglio fidare”. Astrid, grande personaggio: lei felice per aver venduto uno spazio impossibile, io strafelice di esporre al Nautico!
Il mio entusiasmo fu immediatamente congelato al mio ritorno. Paolo non era così felice, e mi mise di fronte la dura realtà: in un tempo brevissimo avremmo dovuto creare uno stand efficace, in una fiera internazionale di grande prestigio, senza avere un minimo di esperienza. Tutto questo senza materiali di allestimento e senza mezzi di trasporto adeguati. Questa lista si concluse con la frase “…e ricordati che il busget è di due milioni di lire, non un centesimo in più. Sei tu che lo hai deciso”. Senza fiatare, acquistai il pavimento: rigorosamente parquet, uno dei primi pavimenti autobloccanti.
Una notte aprii gli occhi, vidi materializzarsi le pareti del nostro stand, perfette, non ingombranti e trasportabili con le nostre autovetture, necessitava una semplice impalcatura e del tessuto. Telefonai a un amico di famiglia, costruttore edile, per avere dei pali innocenti con relativi morsetti in prestito, il giorno seguente iniziammo un lungo lavoro di restauro, scartavetrammo e spennellammo per giorni, l’immensa fatica ci regalò un ottimo risultato! Ora mancava il tessuto: con pali innocenti grigi antracite e morsetti oro zecchino, i teli dovevano essere rigorosamente bianchi di seta,lavorazione moiré, spiegai a Paolo che nell’ interior design significa garantire l’eleganza e il carattere impeccabile che si desidera conferire a uno spazio.
Paolo mi ascoltava con tolleranza dato che Il tessuto selezionato aveva un costo improponibile, improvvisamente ricordò di avere uno zio specializzato nel settore tessile. Volammo da lui , ci accolse calorosamente tenendo fra le mani proprio il tessuto che desideravo! Timidamente chiesi il costo, la risposta fu: conosco il vostro budget, non ci sono speranze, per questo motivo ho deciso di regalarvelo. La buona sorte sembrava volerci accompagnare: un amico comune ci avrebbe noleggiato dei mobili, per pochi soldi, ci presentammo con grandi aspettative, ma fu una grande delusione, quando vidi delle vetrinette.
ORRORE!!! Pensai, non era ciò che avevo nella mente. Con gli ultimi sgoccioli di pazienza, Paolo tentava invano di convincermi che non avevamo altra scelta, non ascoltavo più le sue parole, guardavo fuori dal finestrino della macchina come per cercare qualcosa, un qualcosa che nemmeno io sapevo… Un’immensa catasta di legna, giaceva abbandonata nel piazzale di una ditta, obbligai Paolo a fermarsi ed entrare, con molto garbo convinsi la segretaria a chiamarmi il titolare. Si presentò un signore di una certa età, visibilmente infastidito, raccolsi il coraggio a due mani e con un filo di voce chiesi: signore, sono interessata all’acquisto di quelle casse ricoperte da quella montagna di legna.
L’uomo rimase stupefatto e con una grande risata rispose : signorina, se è in grado di spostare tutta la legna accatastata e raggiunge le casse, gliele regalo. Sfoderai tutta l’energia che avevo in corpo e la sfida ebbe inizio, non volli guardare Paolo per ore, forse per giorni. Lavorammo per due giorni ininterrottamente, non sentivo la fatica, mi comportavo come un’archeologa alla ricerca dei tesori nascosti… Finalmente potevo guardarle, toccarle, annusare il loro odore, sentivo il bisogno di assorbire la loro linfa attraverso i sensi. Erano tante, erano bellissime, con forme interessanti e insolite, affascinata, passai del tempo immobile a osservarle fino a quando il proprietario spezzó l’incantesimo dicendomi: “Complimenti signorina, apprezzo la sua caparbietà, queste casse giacciono qui dalla seconda guerra mondiale, appartenevano all’esercito tedesco, alcune di loro contenevano i vetri delle jeep militari. Ora sono sue, se le è meritate: VOLERE È POTERE!”.
Ebbe inizio così un gioco amorevole, volevo ridonare bellezza a questi contenitori depositari di infiniti racconti… Le parole non bastavano per trasmettere il mio stato d’animo, finalmente potevo rifiutare le orrende vetrinette! In giardino, con le mie casse, simulavo lo stand, con il cielo azzurro sopra la testa, rigorosamente scalza per assorbire ogni vibrazione trasmessa. In cotanta meraviglia, non poteva mancare il proverbiale fulmine a ciel sereno: gli uffici tecnici del nautico pretendevano “i certificati di ignifugazione” !!???? Non capivo nemmeno di cosa stessero parlando. Paolo mi rassicurò che il pavimento e il tessuto delle pareti erano nati già ignifughi mentre le casse non potevano essere utilizzate perché il legno non era trattato, la soluzione esisteva, passarle a pennello con un liquido… Mi rifiutai categoricamente! Il liquido avrebbe rovinato la patina e la bellezza dei miei gioielli. L’indomani saremmo partiti per Genova.
Trascorsi la notte sveglia, non potevo rinunciare alle mie amate casse, improvvisamente ricordai l’ultima frase detta dal responsabile del nautico: solo gli oggetti in vendita non richiedono l’ignifugazione. Infilai dei fogli del listino nella macchina da scrivere, Olivetti 22 e cominciai a battere un tasto dopo l’altro con seria difficoltà in un tempo indefinibile fino a quando arrivai in fondo: cassa per cassa, misure, uso e descrizione dell’oggetto, valore ecc… Poco dopo ero a Genova, le guardie all’ingresso mi chiesero i documenti di ignifugazione, tutto era a norma tranne le casse, sfoderai il listino prezzi dei mobili, che poi erano le mie casse, lasciando senza parole gli addetti.
Entrai alla fiera internazionale di GENOVA con lo stesso stupore di Alice nel paese delle meraviglie. Fu un’esperienza indescrivibile a parole, solo se si potessero disegnare le emozioni con pennellate di colore sarebbe semplice. L’anno successivo, la mia amata direttrice mi propose una nuova sfida, e io ero più che felice di accettarla. “Locatelli, le tue collezioni danno luce al Salone Nautico, ora voglio che le tue creazioni brillino ancora di più. La sposterò al padiglione C, dove si trovano grandi Yacht fuori dall’acqua. Potrai creare un allestimento sotto le chiglie degli Yacht, utilizzando tutto lo spazio che ti occorre, a lavoro ultimato misureremo lo spazio e di conseguenza pagherai quanto devi. Sarà più costoso, ma sicuramente avrai un grande ritorno”.
Era un’opportunità unica la mia creatività non era senza limiti… L’ambiente circostante divenne così uno scenario perfetto per dare vita alle mie collezioni, era un punto di riferimento per l’intero salone nautico, catturava l’attenzione dei visitatori suscitando ammirazione e meraviglia Grazie a questa proposta, dimostrai ancora una volta di essere capace di trasformare anche gli spazi più inusuali in ambienti di grande impatto estetico. E per la seconda volta Astrid Muckerman riuscì a vendere uno spazio impossibile!
Dimenticavo le cravatte del titolo: quella cravatta era il regalo che Astrid Muckerman, a nome del Salone Nautico, faceva ogni anno a tutti gli espositori che, fino al mio arrivo, erano tutti rigorosamente maschi. Le conservo ancora tutte fra i miei ricordi.