In molte occasioni, chi osserva le mie foto scattate durante gli eventi ai quali partecipo, tende a immaginare una signora elegante che accetta con piacere gli inviti alle serate mondane, quelle dove l’abito da indossare è scelto secondo un rigoroso dress code.
In qualche modo è vero, nel senso che partecipo spesso a questo genere di eventi, ma lo faccio rigorosamente perché di solito sono io a occuparmi della decorazione della sala, e prima che la festa abbia inizio sono sempre indaffaratissima per fare in modo che l’idea che ho in testa venga realizzata con estrema accuratezza per dare soddisfazione ai miei clienti e ai loro ospiti. E quando passI molte ore intrecciando fiori e svariati materiali per creare centrotavola esclusivi che possano trasmettere emozioni, a tagliare i gambi dei fiori alla giusta lunghezza, a studiare il modo migliore per valorizzare con la luce l’apparecchiatura prescelta per la tavola non lo fai certo indossando un abito da gran serata. Quelli, di solito, li indosso all’ultimo momento.
Mio figlio, che mi aveva accompagnata a Monaco, in occasione della festa della repubblica italiana con 1.500 invitati, si ricorda ancora oggi di quella sera in cui lo scarso tempo di preparazione che avevo a disposizione mi aveva visto finire il lavoro proprio mentre iniziavano ad arrivare gli ospiti d’onore. Io ero ancora, in tenuta da lavoro, la stessa che indosso quando mi aggiro per la mia casa laboratorio, immersa nel flusso della mia creatività che è sempre accompagnato dalla musica. Quando lavoro mi piace sentirmi bene, libera e sciolta nei movimenti, e spesso, come sulle barche o nell’erba del mio giardino affacciato sul lago, mi piace camminare a piedi nudi o tutt’al più indossando delle semplici ballerine da palco, che fin dal nome mi ricordano una parte della mia storia che magari un altro giorno vi racconterò.
Ero ancora vestita così mentre alla reception iniziavano a dare il benvenuto alle autorità, ma per me non era certo un problema: avevo il mio abito da sera perfettamente appeso nella custodia, ed ero esattamente a un passo dal paravento che divideva l’ingresso dal giardino perfettamente allestito per la cena “Non vorrai cambiarti qui, adesso, con tutta la gente che sta arrivando” mi rimproverò mio figlio con un filo di ansia nella voce.
“Ci metto un minuto” gli dissi, ed esattamente nel tempo previsto scivolai nell’abito dietro il paravento per uscirne perfettamente vestita e con delle elegantissime scarpe con il tacco. “Ci metto un minuto” gli dissi, ed esattamente nel tempo previsto scivolai nell’abito dietro il paravento per uscirne perfettamente vestita e con delle elegantissime scarpe con il tacco. Qualche secondo per far scomparire la borsa con il cambio sotto la lunga tovaglia della table habillèe ed eccomi a rivolgere il mio più caldo sorriso di benvenuto a tutte quelle persone che stavano commentando ad alta voce l’eleganza dell’allestimento: gli apprezzamenti, ve l’ho già detto, sono molto importanti per me, perché dimostrano l’approvazione del mio impegno in cui metto tutta me stessa e che per me viene prima di ogni dress code.
Quello però non è stato il posto più strano dove mi sono cambiata per diventare la signora elegante che tutti vedono nelle foto. Ero a Istanbul, ospite di Cem Hakko che mi aveva fatto accompagnare da alcuni suoi assistenti a visitare i 39 store della sua importantissima catena, la Vakko, in cui avrei dovuto studiare i corner dedicati alle mie collezioni per la casa. I realized that I had to be very careful not to express any type of appreciation for Mi ero accorta che dovevo stare ben attenta a non esprimere alcun tipo di apprezzamento per i bellissimi oggetti che vedevo in vendita, perché ogni volta che lo facevo sentivo gli assistenti parlottare con i commessi e subito dopo mi ritrovavo fra le mani un pacchetto confezionato alla perfezione con dentro esattamente quello che volevo.
Non che la cosa mi dispiacesse, ma un poco mi imbarazzava soprattutto quando mi accorsi che, un negozio dopo l’altro, un pacchetto sopra l’altro, si era già praticamente fatta l’ora di andare alla cena di gala che era stata organizzata in mio onore. “No problem” mi disse uno degli assistenti “il suo abito da sera lo abbiamo già fatto prendere dalla sua camera d’albergo, ed è in macchina. Si può cambiare qui”. Peccato che il “qui” fosse il parcheggio della venue che avrebbe ospitato la cena… e come se non bastasse, nevicava.
Così, mentre dal nervoso mi veniva da piangere, mi sono cambiata con la mia consueta velocità dietro la portiera della macchina e sotto l’ombrello del mio sollecito accompagnatore. Solitamente non mi succede, ma il brutto tempo e l’oggettiva scomodità della situazione mi ha fatto scivolare di mano l’abito, che è finito in una pozzanghera , ma siccome la festa stava per iniziare e tutti aspettavano me, ho fatto finta di niente e con l’abito ho indossato anche un grande sorriso.
E in un attimo è comparsa la signora elegante che vedete nella foto di copertina di questo articolo. Senza nemmeno avere bisogno della famosa cabina telefonica di Superman.